Vincere e resistere: la lezione del Sudafrica che piacerebbe a Mourinho

La notizia non è tanto che il Sudafrica abbia vinto il Mondiale di rugby. Perché è vero che di fronte c’erano i Maestri neozelandesi, ma è vero pure che gli Springboks si sono confermati campioni del Mondo, vincendo la loro quarta coppa. La notizia è che il Sudafrica, che pure è stato in superiorità numerica per gran parte della partita, ha vinto non con il gioco, ma con il cuore, il sacrificio e la voglia di resistere. Ed è incredibile, considerando come gli All Blacks, in 14 per 53′ dopo la follia di capitan Cane (placcare alti, col Tmo, da qualche anno è inconcepibile), abbiano a lungo sfiorato la vittoria pur essendo con un uomo in meno. Questo, tutto questo, rappresenta bene anche quello che dovrà mettere in campo la Roma stasera a San Siro. E che piace a José Mourinho, da sempre. Perché il gioco conta – e nessuno lo fa bene, a tratti, come il Sudafrica quando è in giornata – ma conta anche la voglia di portare a casa il trofeo. Oltre tutto e tutti. Ieri sera, a Parigi, il Sudafrica si è tenuto in casa la coppa pensando, ancora una volta, che il rugby non è più solo lo sport dei bianchi o dei rapidi e basta. Ha messo muscoli e ha aggiunto la fantasia alla mischia. Gli Springboks sono stati poco belli e meno forti, sono stati a un passo dal baratro ma si sono sempre rialzati. Dove non arrivavano gambe e braccia è arrivato il cuore e il carattere. Invictus, in una parola. Sarebbero sì, piaciuti a José Mourinho.

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